Alvaro Siza. Lezioni Dal Modesto Maestro Dell'architettura

Alvaro Siza è uno dei più grandi architetti del mondo? Se glielo chiedi, ti dirà di no. Il giorno di una recente conferenza a Toronto, l’82enne era in ritardo di jet e aveva la voce morbida, un po’ curvo con un ampio abito marrone. Parlando a bassa voce nel suo basso rimbombante, ha respinto con un cenno l’idea che i suoi 50 anni di lavoro, incluso l’alto onore del Premio Pritzker, si sommano a qualsiasi grande contributo.

Perché tanta modestia? «È una questione di temperamento», disse fuori dall’albergo, tra un tiro di sigaretta e l’altro. “È proprio il modo in cui sono come persona. Non ho alcun desiderio di parlare in modo grandioso.

Quella modestia si riflette nel suo lavoro e mentre la sua architettura parla a bassa voce, ha risuonato potentemente in tutto il mondo. All’inizio e alla metà del XX secolo, gli architetti modernisti europei bruciarono per reinventare il mondo; Siza faceva parte di un’altra fazione modesta che mirava a migliorare e riparare la città moderna senza, prima, demolirla tutta. Il suo lavoro è un forte esempio nel 2015, fondendo cautela e ambizione, prosa e poesia.

All’inizio degli anni ’60, Siza iniziò a costruire nella sua città natale di Porto, in Portogallo. Qui ai margini dell’Europa, ha creato la versione architettonica dello slow food: edifici sottili che si rivelano attraverso un’esperienza graduale, radicati nel luogo e rispettosi della storia. I suoi edifici resistettero sia alla logica tabula-rasa del “rinnovamento urbano” modernista, sia ai giochi accademici del postmodernismo con le forme storiche.